Entro il 2050 il mondo dovrà raggiungere emissioni di Co2 pari a zero per poter mantenere l’aumento della temperatura del pianeta nel limite del 1.5 C come deciso dai governi durante COP26 nel recente meeting di Glasgow.
Le nazioni, le economie e l’industria in generale, insieme alle Comunità politiche e sociali, stanno mettendo in campo grandi sforzi dal punto di vista dell’innovazione del settore delle tecnologie greentech sostenuti anche da ingenti risorse finanziarie messe a disposizione dai governi anche come politiche di sostegno alla ripresa economica dopo lo shock della pandemia COVID-19.
Questa grande sfida per l’umanità assomiglia sempre di più ad un processo rivoluzionario guidato dalla tecnologia e dagli attori economici piuttosto che dai policymakers.
Sono di recente entrati in campo stakeholders importanti quali i regolatori finanziari e dei mercati che hanno iniziato ad intervenire sui sistemi di reporting delle aziende prevalentemente su due grandi temi.
La SEC (Securities and Exchange Commission) ha proposto regole per l’incremento e la standardizzazione delle comunicazioni obbligatorie relative alla necessità delle aziende di avere modelli obiettivi di analisi per la valutazione dell’impatto dei fenomeni climatici sulla continuità aziendale; inoltre, le imprese dovranno rendere trasparente il proprio footprint ambientale nell’ambito delle politiche ESG evitando la pratica del “greenwashing”.
Sullo stesso orientamento, anche a livello europeo, si sta muovendo l’EFRAG (European Financial Reporting Advisory Group), organizzazione europea che ha sviluppato i principi ESRS (European Sustainability Reporting Standards).
Le proposte e i lavori degli stakeholders finanziari assumono come elemento comune il framework sviluppato dalla task force TCFD (Task Force Financial Disclosures) costruito sul generalmente accettato Protocollo di valutazione delle emissioni di Gas Serra (GHG).
L’approccio regolatorio si fonda quindi su tre aspetti: governance, strategia e risk management che necessitano di obiettivi e metrica. È proprio quest’ultimo elemento quello dove la ricerca, il dibattito e l’industria è più indietro. Mancano infatti modelli condivisi.
Il documento finale di COP26 a Glasgow ha riconosciuto l’urgenza di investimenti in scienza e tecnologia per orientare meglio le azioni e le decisioni al servizio del cambiamento climatico dei governi e dei policymakers.
Il punto di vista di Widech SpA, sui cui basa il proprio modello di business, è quello di essere un player di riferimento nella sintesi tra transizione digitale e transizione energetica, dalla big data economy alla green data economy e decision science.
L’architettura del futuro della transizione ecologica è fondata sulla capacità di costituire un patrimonio di dati e informazioni sull’ambiente, sui suoi fenomeni complessi, sulle Comunità, Organizzazioni e Imprese e sull’impatto reale delle tecnologie greentech nella riduzione delle emissioni di Co2.
Widech propone un’infrastruttura al servizio di questa transizione basata su sensori ambientali, tecnologie, piattaforme di analisi e algoritmi per l’orientamento e il supporto alle strategie degli attori fornendo risultati obiettivi che rispondano ai requisiti che gli organi regolatori, anche dei mercati finanziari, stanno introducendo.
Servono infatti algoritmi da specializzare sull’analisi dei fenomeni ambientali e piattaforme utili anche a coinvolgere tutti gli stakeholders, compresi i cittadini e le Comunità sociali in generale.
La sfida alla transizione ambientale non può infatti riguardare solo la finanza e l’economia ma è una rivoluzione a cui dobbiamo partecipare tutti per un futuro più intelligente.